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FEDERICO GRIGOLI E LA SUA NEW YORK DISUMANA
Quella di Federico è un’esperienza diversa da quelle di chi vive e lavora negli Stati Uniti. È un’esperienza vissuta da osservatore, ma non per questo è meno interessante. Da qualche mese Federico vive a New York, dove è arrivato per vedere se per lui, la Grande Mela riservava qualcosa di appassionante. Parla un ottimo inglese, da anni lavora nella ristorazione in Italia ed era aperto a trovare opportunità che non dovevano limitarsi solo al settore dei ristoranti. Ma la città lo ha travolto. Se nei primi giorni, visitandola come turista, ne è rimasto affascinato, quando ha cominciato a vivere da spettatore la quotidianità degli amici coi quali divide la casa, ha avuto prima paura, constatando che “nessuno con cui ho parlato, dice di essere felice, qui”.
FUNZIONARE E LAVORARE
Un’osservazione di Federico è quella sull’idea di funzionalità. Qui, forse più che in altri luoghi del mondo, il valore di una persona è attribuito in base alla sua funzionalità, mi dice, al fatto che serva a qualcosa, all’essere funzionale rispetto al resto del sistema, quindi alla sua efficienza e di conseguenza alla sua produttività. È concezione diffusa in tutta la cultura occidentale quella di funzionare e servire per avere un valore, ma a New York questo metro di misura è forse più esteso e amplificato. A New York non si applica solo all’ambito lavorativo, ma nei rapporti personali. Se funzioni, se sei efficiente e produttivo vale la pena conoscerti, frequentarti, darti spazio. Altrimenti no. E, come ha ribadito Federico, “non sempre gli esseri umani funzionano.”
Federico ha una passione per la coltivazione dei funghi, che già svolgeva in Italia e per la distillazione di liquori effettuata con metodologie naturali che ha appreso da professionisti. Un piccolo gruppo di amici si è spostato sulle montagne della Colombia dove ognuno ha acquistato dei terreni e ha cominciato a fare l’agricoltore, coltivando principalmente caffè.
FINE DEL SOGNO AMERICANO
Il sogno di Federico sta sempre più prendendo forma. Doveva essere quello americano, ma l’innamoramento per New York non è scattato e la Colombia potrebbe essere il suo destino. D’altra parte, come osserva lui, il sogno americano non esiste più, se non nell’immaginario degli immigrati chi popolano la Big Apple, ma non nella vera e propria possibilità di una vita migliore. È innegabile che se si lavora duro, a New York c’è la possibilità di guadagnare tanto. Ma qual è il prezzo da pagare? Che vita puoi davvero condurre? Inoltre, se rimani sulle rive del suo torrente e non ti fai travolgere, se ti discosti dalle trappole che diventano indispensabili per gestire lo stress e porti avanti il tuo obbiettivo, allora potrai raggiungere qualcosa di buono. Altrimenti, rischio di essere travolto e assorbito da un sistema che non rispetta più l’essere umano e la sua bellezza, è alto. E, a giudicare dalle esperienze degli altri, crea una pericolosa assuefazione.
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